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Hyder

Hyder è una piccola comunità dell’Alaska meridionale, al confine con la Columbia britannica (Canada), dove vivono circa 20 persone e che, per questo, è conosciuta come “città fantasma”. E’ circondata dalla Tongass National Forest, la più grande foresta nazionale degli Stati Uniti e una delle ultime grandi foreste pluviali temperate rimaste al mondo, che si estende per circa 68.000 km² (quasi quanto la superficie dell’Irlanda) comprendendo un mosaico di isole, fiordi, montagne, ghiacciai e una fitta distesa di alberi secolari tra cui abeti di Sitka, cipressi di Nootka e cedri rossi occidentali. Qui vivono orsi grizzly e orsi neri, spesso visibili lungo i fiumi durante la migrazione dei salmoni; lupi dell’Alaska sud-orientale, una sottospecie vulnerabile di lupo grigio, più piccolo e con il manto più scuro rispetto alla controparte settentrionale; alci, cervi dalla coda nera, castori, aquile di mare testa bianca, castori, foche comuni, leoni marini, orche e megattere.

Salmoni, grizzly, lupi e crisi climatica
I salmoni sono una specie chiave che collega fiumi, foreste e fauna, portando nutrienti marini fino agli alberi. Un ruolo spesso sconosciuto o sottovalutato ma fondamentale per la sopravvivenza di ecosistemi come la Tongass National Forest. Qui, come nel bacino del fiume Yukon, si è registrato un crollo drammatico delle popolazioni di Salmone Chinook (reale) e Salmone keta (chum), tanto che il Governo federale ha dovuto chiudere o limitare la pesca commerciale e di sussistenza in molte zone, a causa dei numeri troppo bassi. Le conseguenze si abbatteranno sulle comunità montane che vivono di attività ricreative legate al turismo con la natura, compresa la pesca con la mosca, e sugli animali che da questi pesci dipendono, come lupi costieri e grizzly. Mossi dalla fame, questi animali saranno costretti ad avvicinarsi agli insediamenti umani, alla ricerca di spazzatura o fi prede facilmente accessibili, inasprendo così il conflitto tra esseri umani e fauna selvatica che, oggi, è uno dei grandi nodi della conservazione.
Se la Tongass scompare
Nonostante la sua importanza, la Tongass National Forest è continuamente minacciata dalle attività umane, in primis dalla deforestazione industriale che, per decenni, ha rimosso vaste aree di foresta primaria, soprattutto gli abeti di Sitka più antichi. Per la sua importanza commerciale, inoltre, viene continuamente strumentalizzata dalla politica che, a seconda delle amministrazioni in carica, revoca e ripristina permessi di costruzione di infrastrutture stradali che ne minacciano la sopravvivenza. Le infrastrutture lineari, infatti, sono responsabili della frammentazione degli habitat, disturbano la fauna selvatica, rendono accessibili luoghi remoti esponendoli all'overtourism, al bracconaggio, all’inquinamento e allo sovrasfruttamento - legale e illegale - di risorse. E’ il caso della Roadless Rule, una legge federale la cui revoca comporterebbe la costruzione di strade e il via libera al disboscamento industriale in zone finora incontaminate. In un’epoca caratterizzata dalla crisi climatica, i cui effetti sono ben visibili nei ghiacciai della regione, proteggere la foresta è fondamentale perché questa agisce come serbatoio di CO2 su scala globale. Gli alberi secolari della Tongass, infatti, assorbono e immagazzinano quantità enormi di CO₂, svolgendo un ruolo cruciale nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, la foresta protegge gli habitat di numerose specie a rischio di estinzione, garantisce risorse di sussistenza a comunità native come i Tlingit, gli Haida e i Tsimshian, ed è un’importante attrazione turistica in grado di fornire sostentamento a comunità fragili e isolate.
Salmoni, grizzly, lupi e crisi climatica
I salmoni sono una specie chiave che collega fiumi, foreste e fauna, portando nutrienti marini fino agli alberi. Un ruolo spesso sconosciuto o sottovalutato ma fondamentale per la sopravvivenza di ecosistemi come la Tongass National Forest. Qui, come nel bacino del fiume Yukon, si è registrato un crollo drammatico delle popolazioni di Salmone Chinook (reale) e Salmone keta (chum), tanto che il Governo federale ha dovuto chiudere o limitare la pesca commerciale e di sussistenza in molte zone, a causa dei numeri troppo bassi.
Le conseguenze si abbatteranno sulle comunità montane che vivono di attività ricreative legate al turismo con la natura, compresa la pesca con la mosca, e sugli animali che da questi pesci dipendono, come lupi costieri e grizzly. Mossi dalla fame, questi animali saranno costretti ad avvicinarsi agli insediamenti umani, alla ricerca di spazzatura o fi prede facilmente accessibili, inasprendo così il conflitto tra esseri umani e fauna selvatica che, oggi, è uno dei grandi nodi della conservazione.
Se la Tongass scompare
Nonostante la sua importanza, la Tongass National Forest è continuamente minacciata dalle attività umane, in primis dalla deforestazione industriale che, per decenni, ha rimosso vaste aree di foresta primaria, soprattutto gli abeti di Sitka più antichi. Per la sua importanza commerciale, inoltre, viene continuamente strumentalizzata dalla politica che, a seconda delle amministrazioni in carica, revoca e ripristina permessi di costruzione di infrastrutture stradali che ne minacciano la sopravvivenza. Le infrastrutture lineari, infatti, sono responsabili della frammentazione degli habitat, disturbano la fauna selvatica, rendono accessibili luoghi remoti esponendoli all'overtourism, al bracconaggio, all’inquinamento e allo sovrasfruttamento - legale e illegale - di risorse.
E’ il caso della Roadless Rule, una legge federale la cui revoca comporterebbe la costruzione di strade e il via libera al disboscamento industriale in zone finora incontaminate. In un’epoca caratterizzata dalla crisi climatica, i cui effetti sono ben visibili nei ghiacciai della regione, proteggere la foresta è fondamentale perché questa agisce come serbatoio di CO2 su scala globale. Gli alberi secolari della Tongass, infatti, assorbono e immagazzinano quantità enormi di CO₂, svolgendo un ruolo cruciale nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, la foresta protegge gli habitat di numerose specie a rischio di estinzione, garantisce risorse di sussistenza a comunità native come i Tlingit, gli Haida e i Tsimshian, ed è un’importante attrazione turistica in grado di fornire sostentamento a comunità fragili e isolate.

Salmon Glacier, Hyder, Alaska 2022

Il Salmon è uno degli ultimi grandi ghiacciai sopravvissuti all’ultima era glaciale. Nonostante ad oggi non siano disponibili dati sul suo stato di salute, le comunità locali che vivono nei suoi pressi si dicono preoccupate che possa scomparire alla stessa velocità con cui sta arretrando il vicino ghiacciaio Bear. Quest’ultimo, infatti, si è ritirato di circa 6,73 km dagli anni ’50 con una velocità di arretramento annua stimata di circa 176,85 metri. Nello spazio lasciato libero dai ghiacci sorge ora una laguna.

Foto di Davide Agati per WANE – WE Are Nature Expedition

L'orso, Hyder, Alaska 2022

Il grizzly (Ursus arctos horribilis) è una sottospecie dell’orso bruno la cui diffusione è attualmente limitata al Nord America. Con l’arrivo dei coloni europei, la specie venne considerata una minaccia per il bestiame e la sicurezza umana diventando oggetto di un programma di eradicazione totale che, nel 1975, ne ridusse il numero a 700-800 esemplari. Oggi, grazie alla creazione di aree protette e corridoi ecologici, la specie è in ripresa nei 48 stati contigui ma, in Alaska, il numero continua ad oscillare attorno ai 30.000 esemplari. Pur essendo la più popolosa degli USA è considerata potenzialmente in declino a causa del conflitto con gli esseri umani, dalla perdita di habitat e dalla diminuzione nel numero di salmoni vittime della crisi climatica e della costruzione di infrastrutture idroelettriche.

Foto di Davide Agati per WANE – WE Are Nature Expedition